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Può capitare quotidianamente di diventare vittime di attacchi verbali. I colleghi, gli amici, i familiari, i clienti, o anche le persone che non si conoscono possono fare dei commenti che possono apparire come sgradevoli ed inopportuni. Talvolta queste osservazioni vengono gestite con grande difficoltà, non sapendo bene come comportarsi. Può capitare, ad esempio, che la persona risponda aggredendo a sua volta l’altro, in un’esclalation che esaspera il conflitto. Oppure, può capitare che la persona aggredita rimanga in silenzio mostrando tutto il suo imbarazzo e rimuginando successivamente su quanto accaduto. Molto spesso queste strategie si rivelano inefficaci, sia per quello che riguarda la gestione delle relazioni con gli altri, sia per quello che a che fare con la tutela della propria salute.

Qualche strategia per gestire gli attacchi verbali

Quando si viene aggrediti è possibile utilizzare delle specifiche strategie che si basano sul principio secondo il quale “l’arte suprema della guerra è sottomettere il nemico senza combattere” (Sun Tzu).

Tra le strategie principali troviamo:

  • La contro-domanda, ossia chiedere alla persona dei chiarimenti su ciò che ha detto (“Cosa intendi per…”?)
  • Restare in silenzio. Può sembrare controintuitivo, ma quando il restare in silenzio è una scelta e non un comportamento dovuto al fatto che non si sa cosa dire, può essere molto efficace. Nel restare in silenzio è necessario anche mostrare un atteggiamento sicuro e tranquillo.
  • Il commento in due sillabe, che è una variante della tecnica precedente e consiste nel rispondere utilizzando un commento di solo due sillabe, come “ma dai?”, “ah sì?”, “però”.
  • Il gesto senza parole, consiste nel rimanere in silenzio, ma rispondendo con un semplice gesto, come scrollare le spalle, sorridere tra sé e sé.
  • Cambiare discorso, preferibilmente iniziando a parlare di cose banali, come  le condizioni atmosferiche.
  • Il proverbio strampalato. E’ una tecnica simile alla precedente, ma prevede l’uso di un proverbio che non ha niente a che fare con il discorso precedente (tra i più diffusi, ad esempio: “una rondine non fa primavera”, “chi fa da sé fa per tre”, “non è tutto oro ciò che luccica”). L’aggressore ricercherà il senso logico di quanto ascoltato, perdendo tempo ed energie. Nel caso in cui chiedesse dei chiarimenti potrete rispondere “se ci pensi bene sono sicuro che lo capirai”, incrementando ulteriormente la sua frustrazione.
  • Il complimento imprevisto. Dopo un commento inopportuno, lodare l’aggressore (ad esempio: “ammiro la tua intelligenza”) in modo da spiazzarlo con un comportamento totalmente inaspettato

Perchè queste strategie sono utili?

Con queste strategie di gestione degli attacchi verbali, da scegliere adeguatamente di volta in volta, è possibile bloccare i conflitti sul nascere, salvaguardando la propria autostima ed evitando di rimuginare successivamente su un eventuale risposta inadeguata. Quello che accomuna queste tecniche è il fatto di punire l’aggressore ignorandolo e non rispondendo alle sue provocazioni, in modo tale da non farlo sentire importante e tenuto in considerazione.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

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Bibliografia

Berckhan B. (2012). Piccolo manuale di autodifesa verbale. Per affrontare con sicurezza offese e provocazioni. Apogeo, Milano.

Ege H. (2002). Mobbing. Conoscerlo per vincerlo. Franco Angeli, Milano.