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Molto spesso quando le persone sperimentano un disagio psicologico -come un senso di vuoto o tristezza, l’ansia, le difficoltà relazionali, ecc…- ricercano informazioni su internet per attribuire un nome al proprio malessere -ad esempio “depressione”, “attacchi di panico”, “fobia sociale”, ecc…-. Senza neanche rendersene conto, solitamente arrivano molto velocemente ad elaborare un’auto-diagnosi. Probabilmente tale comportamento deriva da una sorta di innato bisogno di auto-riflessione e di comprensione. Farsi delle auto-diagnosi, però, è un comportamento che presenta anche degli svantaggi.

È facile fare un’auto-diagnosi sbagliata

La grande diffusione di internet da un lato ha facilitato enormemente l’accesso alla conoscenza; d’altro lato, però, non sempre ne garantisce la qualità. In altre parole, su internet si trovano anche informazioni sbagliate o incomplete. Per chi non è un esperto del settore può essere difficile valutare l’affidabilità di ciò che trova.

Inoltre, anche nel caso in cui si riuscissero a reperire informazioni corrette, queste devono essere interpretate, contestualizzate e analizzate in connessione tra loro. E’ un processo complesso che richiede competenze che si sviluppano con lo studio e con l’esperienza. In caso contrario si corre il rischio di giungere a conclusioni errate. Spesso gli studenti di psicologia che hanno iniziato da poco gli studi fanno fatica a comprendere in modo specifico le varie problematiche psicologiche, ad identificarne gli elementi caratterizzanti e quelli secondari, a differenziarle tra loro, ad individuare il limite tra un comportamento normale e uno potenzialmente patologico che necessita di un intervento. Difficoltà analoghe possono essere sperimentate dai non esperti del settore che ricercano informazioni su internet, anche se si tratta di persone intelligenti e colte.

È molto semplice, quindi, farsi un’auto-diagnosi sbagliata.

I rischi della diagnosi

Indipendentemente dal fatto che l’auto-diagnosi sia giusta o sbagliata, questa comporta sempre e comunque dei rischi.

Le persone potrebbero convincersi a tal punto della diagnosi che hanno ipotizzato, da manifestare comportamenti ed atteggiamenti sempre più congruenti con questa ipotesi iniziale. Nei casi estremi si arriva al punto di alimentare un problema che prima aveva un’intensità minore –nel caso di autodiagnosi corretta- o di creare un nuovo problema, che si aggiunge al precedente –nel caso di autodiagnosi errata-.

Un altro rischio dell’auto-diagnosi è quello di orientare le proprie energie in direzioni sbagliate. Il fatto di attribuire un’etichetta alla propria condizione può donare sollievo e anche soddisfazione, ma non è detto che sia un processo utile. Piuttosto che concentrarsi sull’attribuire ai problemi un nome specifico e tecnico non sarebbe più utile focalizzarsi sulle possibili soluzioni? State già pensando di usare internet anche per questo? O è arrivato il momento di rivolgervi ad un professionista?

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

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