Ad alcune persone può essere capitato di interagire con uno psicologo che hanno percepito come poco delicato. Questa situazione può sembrare strana e irritante.
Tra le principali doti che uno psicologo deve possedere, infatti, troviamo l’empatia (ossia la capacità di assumere la prospettiva dell’altro) e la sensibilità. Sono due fattori molto importanti che consentono allo psicologo di comprendere l’altro, di farlo sentire accolto, non giudicato e di porre domande e riflessioni con la dovuta delicatezza per toccare le corde giuste al momento giusto e nel modo giusto. Ci sono, tuttavia, delle situazioni nelle quali queste caratteristiche sembrano venire meno. Capita, infatti, di ascoltare delle persone che, nel raccontare le loro esperienze con degli psicologi, si lamentano di come in alcuni momenti hanno avuto la percezione di non sentirsi comprese e valorizzate nei loro sforzi, di essere trattate un po’ male, con freddezza e distacco.
Perché a volte lo psicologo può sembrare poco delicato e sensibile?
Possono esserci davvero tante spiegazioni a questo modo di fare. Questo comportamento non sempre è rappresentativo di scarse competenze professionali o dell’incapacità di rapportarsi adeguatamente alle persone.
A volte, ad esempio, un atteggiamento freddo e distaccato dello psicologo, la sua apparente indelicatezza o la tendenza ad essere un po’ troppo ironico o irritante può essere il frutto di una precisa strategia che ritiene adatta a gestire determinate situazioni o alcune persone. Ovviamente è una strategia che può sembrare strana e che deve essere ben ponderata. Se applicata adeguatamente, però, può rivelarsi molto efficace e capace di sbloccare rapidamente il problema e le risorse della persona. Ci sono, ad esempio, delle persone che danno il meglio di sé quando vengono sfidate, quando vengono messe un po’ in discussione piuttosto che quando vengono elogiate, fatte riflettere sulle loro risorse e sui loro successi, trattate con estrema accoglienza, gentilezza, dolcezza.
Ci sono delle situazioni nelle quali lo psicologo deve fare necessariamente delle osservazioni che potrebbero sembrare un po’ “taglienti”, poco delicate, come avviene in alcuni casi quando deve aiutare la persona a uscire da una posizione eccessivamente vittimistica, ad attivarsi in determinate direzioni oppure a seguire in modo più rigoroso le indicazioni terapeutiche che vengono proposte. A volte l’obiettivo dello psicologo può essere proprio quello di provocare un po’ di rabbia sana, ossia un tipo di rabbia contenuta e non distruttiva che, se indirizzata opportunamente, può rappresentare l’innesco per il cambiamento da produrre.
Un detto popolare abbastanza diffuso è “il medico pietoso fa la piaga puzzolente”, cioè fa male il suo lavoro. Per lo psicologo, in alcune circostanze, è un po’ la stessa cosa.
Come capire se l’atteggiamento dello psicologo può essere utile e necessario per aiutare la persona?
È importante non fare delle valutazioni affrettate sulla base dell’impeto del momento, ma fermarsi un attimo, aspettare e vedere che succede. Sul momento puoi sentirti arrabbiato e offeso, ma più in generale ci sono stati dei cambiamenti significativi nel tuo comportamento e nel modo di affrontare le cose? Ti sembra che quell’interazione spiacevole possa aver smosso qualcosa di importante per poter lavorare sulla soluzione del problema?
Inoltre, fai una valutazione più generale e globale del rapporto professionale con lo psicologo. Con l’aiuto dello psicologo hai ottenuto già dei miglioramenti oppure no? Ti è già stato in parte utile oppure no? Al di là del fatto che puoi condividere o meno il fatto che lo psicologo è stato poco delicato, ti sembra una persona competente?
Infine, puoi sempre parlare dei tuoi dubbi e delle tue perplessità con lo psicologo stesso. Esplicita chiaramente e senza timore i tuoi pensieri e le tue impressioni e presta attenzione alle risposte che ti vengono date: potresti ottenere indicazioni molto utili per valutare la qualità della relazione professionale e del lavoro che state facendo.
3884462095
erica.tinelli@hotmail.it
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