L’ASTINENZA DAL PIACERE L’ANORESSIA.jpgLe caratteristiche dell’anoressia

L’anoressia è un disturbo alimentare che si caratterizza principalmente per una forte tendenza alla restrizione nell’assunzione del cibo. Le persone che soffrono di questa patologia, infatti, mangiano troppo poco rispetto a quelle che sarebbero le necessità nutrizionali del proprio corpo, principalmente perché si vedono grasse (anche se non lo sono) o perché temono di diventarlo. Accanto alla restrizione alimentare possono essere presenti altri aspetti, come ad esempio il vomito autoindotto, la compulsione all’esercizio fisico (troppo prolungato e/o troppo intenso), l’uso di lassativi. Si tratta di un disturbo che riguarda principalmente, ma non esclusivamente, le ragazze.

Solitamente il rapporto patologico con l’alimentazione si accompagna anche a problematiche relative ad altre sfere di vita, come quella delle relazioni interpersonali. L’anoressia, infatti, in genere è una forma estrema di astinenza, non solo nei confronti del cibo, ma nei confronti di tutto ciò che potrebbe far scaturire delle sensazioni positive. Di solito non viene rifiutato solo il cibo, ma anche i rapporti sociali e qualsiasi attività gradevole, probabilmente anche in virtù del timore di essere travolti dal piacere. Per timore di non sapersi controllare concedendosi il piacere nelle giuste quantità e modalità, ci si difende attraverso un’astinenza che diventa sempre più forte e pervasiva e che, spesso, viene percepita da chi la attua come una virtù della quale essere orgogliosi.

Il trattamento dell’anoressia

L’anoressia è una patologia potenzialmente molto grave e, se non adeguatamente trattata, può diventare mortale. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità rappresenta la seconda causa di morte in età giovanile, dopo gli incidenti stradali. Per questo motivo è importante intervenire prontamente.

E’ una malattia molto complessa e difficile da trattare, ma esistono degli approcci terapeutici estremamente efficaci. Tra questi troviamo l’approccio strategico, che ha un’efficacia superiore all’80%. Di solito, la durata complessiva del trattamento, considerando non solo lo sblocco della patologia ma anche il consolidamento, non supera le 20 sedute. Per raggiungere l’obiettivo, è importante saper instaurare con la persona una buona alleanza terapeutica, ma è altrettanto importante fornire indicazioni concrete e molto specifiche per risolvere il problema.

Considerando che l’anoressia solitamente insorge in età adolescenziale, in genere viene richiesta la collaborazione dei genitori che vengono guidati a cambiare i propri comportamenti per aiutare la figlia –in genere si tratta di ragazze- e per interrompere tutto ciò che, invece, potrebbe contribuire al peggioramento del problema. Può capitare, infatti, che le persone che sono vicine a chi soffre di questa malattia, senza rendersene conto e con le migliori intenzioni, facciano delle cose che non sono efficaci e risolutive.

 

I ricoveri sono efficaci?

Molto spesso per trattare l’anoressia si ricorre anche ai ricoveri che prevedono un’alimentazione forzata ma che non rappresentano una soluzione definitiva perché, una volta dimesse, le ragazze tendono a perdere nuovamente (a volte anche con gli interessi) tutto ciò che hanno assimilato forzatamente in clinica. A volte è proprio nelle cliniche che le ragazze imparano dalle loro “colleghe” nuovi “trucchi” per perdere peso o nuove evoluzioni della propria patologia. I ricoveri, quindi, dovrebbero essere effettuati solo in situazioni estreme per evitare il rischio di morte o di gravi danni fisiologici. Anche in questi casi, di solito, il ricovero da solo non è sufficiente, anche perché l’alimentazione meccanica che in genere viene proposta impedisce lo sviluppo di un rapporto piacevole con il cibo, che è l’elemento che può consentire di risolvere completamente il problema.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

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Bibliografia

Biondi M. (a cura di) (2014). DSM-5. Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali.  Raffaello Cortina Editore, Milano.

Nardone G. e Valteroni E. (2017). Anoressia giovanile. Ponte Alle Grazie, Milano.