Molte persone cercano di brillare di luce riflessa. Ecco qualche esempio:
“Mio figlio è laureato”
“Mio marito ha un lavoro di responsabilità”
“Mia moglie sa fare tutto”
“E’ medico”
“Ha sempre preso il massimo dei voti”
“E’ bravissimo nello sport”
“E’ il migliore in…”
Cosa hanno in comune tutte queste frasi (e tante altre)? Sono tutte orientate ad elogiare persone vicine a sè, come ad esempio un figlio oppure il/la partner.
Ovviamente in questo potrebbe non esserci niente di male o niente di strano. A chiunque fa piacere avere vicino delle persone con dei talenti o delle caratteristiche positive, delle persone che in determinati ambiti sanno distinguersi dagli altri e sanno individuare interessi o progetti di vita da portare avanti in modo così determinato da arrivare ad eccellere.
Il punto, però, è che per alcune persone il fatto di avere vicino qualcuno che è bravo in qualcosa rappresenta l’unico elemento di soddisfazione perché hanno costruito una vita nella quale non hanno individuato o non hanno perseguito in modo efficace degli obiettivi personali oppure lo hanno fatto in riferimento a cose che non li hanno resi felici e ora non sono contenti di quello che hanno e di quello che sono.
L’unico modo che sembra loro possibile per risollevarsi da questa condizione potenzialmente deprimente è quello di “appoggiarsi” ad altre persone e ai loro progetti, alle loro ambizioni, alle loro qualità perché in questo modo è come se sentissero tutte queste cose un po’ come proprie, anche se in realtà non lo sono affatto. Il tentativo, quindi, è quello di splendere di luce riflessa, sperando che questo possa donare un po’ di sollievo e di felicità, anche lieve.
Ogni persona, però, dovrebbe imparare a brillare di luce propria, ossia dovrebbe imparare a stare bene e ad essere soddisfatta per le proprie doti, per i propri progetti, per i propri successi, piccoli e grandi. E se non ha niente di tutto questo, può sempre imparare a lavorare per costruirlo.
A volte le persone si rendono conto di non aver realizzato niente di importante per loro quando pensano che ormai è troppo tardi, quando pensano di essere troppo grandi. Certamente l’età è un fattore importante, inutile negarlo: fare progetti a 20 ed impegnarsi per realizzarli non è la stessa cosa che farli a 40-50, ma è sempre possibile attivarsi per realizzare qualcosa di proprio, qualcosa che rende felici, soddisfatti, orgogliosi di sé.
L’alternativa è certamente quella di brillare di luce riflessa e magari anche cercare di consolarsi provando a “spegnere” altre persone, gettando fango su di loro e sminuendo i loro successi ed i traguardi raggiunti… ma questo può significare davvero brillare? Forse per le persone che si accontentano, sì.
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