Nella vita quotidiana non è così raro il tentativo di non pensare a qualcosa. Spesso si cerca di non pensare a delle cose che preoccupano, che creano ansia e stress, come ad esempio un problema lavorativo, delle discussioni con amici o familiari, una situazione difficile da affrontare, un episodio spiacevole che si è verificato. Chi è a dieta spesso cerca di non pensare al cibo, così come chi vorrebbe smettere di fumare può avere la tendenza a cercare di cancellare il pensiero delle sigarette.

Indipendentemente dalla specificità del pensiero che si vorrebbe allontanare, si tratta di un tentativo di evitare che la propria mente si concentri su determinati contenuti e di far in modo che si orienti verso altre direzioni. Molto spesso questa strategia non funziona oppure funziona soltanto in minima parte perché controllare i propri pensieri è estremamente difficile, spesso impossibile, in virtù delle caratteristiche e del funzionamento dei processi cognitivi umani.

Perché il tentativo di non pensare a determinate cose è, spesso, inefficace?

Come dimostrato dagli esperimenti di Wegner, quando ci si cimenta nell’impresa di cercare di non pensare a qualcosa molto spesso, oltre a fallire, si produce anche un peggioramento della situazione perché i pensieri che si volevano evitare non solo non scompaiono, ma possono addirittura presentarsi più frequentemente e/o in maniera più intensa rispetto a prima. In alcune circostanze si riesce ad allontanare determinati pensieri, ma solo per poco tempo: a breve si ripresentano inevitabilmente, spesso in modo più prepotente. Anche in questo caso, quindi, la strategia non può essere considerata efficace.

I processi cognitivi

Perché succede questo? Wegner spiega il fenomeno facendo riferimento alla distinzione tra processi cognitivi automatici e processi cognitivi controllati. I processi automatici, i più frequenti, si verificano in modo inconsapevole e sfuggono al controllo della persona. I processi controllati, invece, possono essere attivati solo intenzionalmente e si basano su valutazioni approfondite, ma richiedono tempo ed energie cognitive. Secondo Wegner quando vogliamo evitare di pensare a certe cose dobbiamo:

  1. ricercare i pensieri indesiderati attraverso un processo automatico che richiede poco sforzo
  2. ricercare i pensieri sostitutivi attraverso un processo controllato che richiede impegno e che può essere disattivato quando le risorse cognitive si sono esaurite o scarseggiano

Se ci s’impegna a sopprimere i pensieri indesiderati in situazioni di normale disponibilità di risorse cognitive, entrambi i processi potranno essere attuati con successo. Se, invece, si cerca di farlo in condizioni di stanchezza o mentre si è impegnati in altre attività, è molto probabile che si riuscirà efficacemente a ricercare i pensieri indesiderati, ma non si riuscirà ad attivare il processo di ricerca dei pensieri sostitutivi, con l’esito paradossale di aver reso ancora più accessibili i pensieri spiacevoli. Dal momento che le risorse cognitive sono estremamente limitate rispetto a tutto ciò che dobbiamo fare nell’arco della giornata, è estremamente probabile che questo effetto prima o poi si verificherà.

Che fare, quindi, se hai dei pensieri indesiderati che ti perseguitano?

Dipende molto dalla situazione. Per prima cosa evita di accanirti nel tentativo fallimentare di eliminarli. Accettali, dopo un po’ di tempo potrebbero sparire o affievolirsi naturalmente. Se così non fosse è necessario analizzare in modo più approfondito la situazione per trovare la giusta strategia per elaborare tali pensieri ed arrivare a risolvere il problema.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

 Bibliografia

Mannetti L. (2002). Psicologia sociale. Carocci, Roma.