Che cos’è il lutto?

Il lutto è uno stato di forte disagio che si presenta a seguito della perdita di una persona importante. In queste situazioni si possono manifestare tante emozioni diverse come la disperazione, la rabbia, la confusione. Si tratta di reazioni perfettamente normali dal momento che una persona importante non c’è più. In alcuni casi, però, il lutto diventa patologico.

Quando si parla di lutto patologico o complicato?

Quando la persona non riesce ad elaborare la perdita e ad andare avanti con la propria vita. Infatti, il malessere estremo che vive compromette il suo funzionamento in ambito sociale, lavorativo e in altre aree della vita.

È molto importante tenere in considerazione il tempo che è trascorso dalla morte della persona cara. Certe reazioni estreme, come ad esempio pianti continui o difficoltà a fare anche le cose più semplici –come mangiare o curare la propria igiene- sono normali nelle fasi immediatamente successive la perdita, mentre diventano patologiche se persistono a lungo.

Secondo il manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM5) si può parlare di lutto complicato quando nei 12 mesi successivi alla morte (6 mesi nei bambini) sono presenti frequentemente e ad un livello molto inteso i seguenti sintomi: persistente nostalgia per la persona deceduta, tristezza e dolore intensi, preoccupazione per il deceduto o per le circostanze della morte, difficoltà nell’accettare la morte, incredulità, rabbia, difficoltà ad abbandonarsi a ricordi positivi del defunto, desiderio di morire per ritrovarlo, sensazione di essere soli, scarsa fiducia verso gli altri, percezione che senza la persona cara la propria vita sia vuota, confusione sui propri progetti di vita, riluttanza a pensare al futuro. Tali reazioni non sono patologiche e disfunzionali: lo diventano solo se troppo frequenti o intense.

Come superare un lutto complicato

Se non c’è ancora stata un’adeguata elaborazione del lutto non vuol dire che non ci potrà mai essere. Spesso la mancata elaborazione del lutto è dovuta al fatto che la persona, per provare a superare la sua sofferenza, mette in atto dei comportamenti che non solo non risolvono il problema, ma lo peggiorano. Tra gli esempi di azioni inefficaci, ad esempio, troviamo il tentativo di allontanare il dolore che lo amplifica ancora di più.

Interrompere questi comportamenti problematici consente di gestire al meglio la situazione e di superare il problema.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

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