Un famoso esperimento sulle percezioni
Nel 1947 Bruner e Goodman condussero un esperimento molto importante relativo alle percezioni. Mostrarono a dei bambini di diversa estrazione sociale delle monete e diedero loro il compito di stimarne la grandezza. Emerse che i bambini poveri, rispetto a quelli più ricchi, sovrastimavano la grandezza delle monete, probabilmente perché per loro si trattava di un oggetto importante.
Questo studio evidenziò che la percezione non è un processo oggettivo ed universale, ma è influenzato dalle motivazioni, dai bisogni e dalle caratteristiche delle persone. Di conseguenza, ognuno di noi può percepire diversamente una stessa cosa. Se è presente questa diversità nella percezione di elementi specifici, come la grandezza di un oggetto, solitamente è ancora maggiore la variabilità individuale nel modo di percepire stimoli molto più complessi e potenzialmente ambigui, come le caratteristiche di un evento, il comportamento di una persona o il suo carattere.
Percezioni e benessere
Il modo in cui interpretiamo le cose ha un impatto sulle nostre reazioni, a livello di emozioni e di comportamenti. In altre parole, il modo in cui percepiamo quello che ci circonda influenza il nostro benessere che, pertanto, viene compromesso quando sviluppiamo una modalità percettiva disfunzionale e rigida.
Ad esempio, se una persona sviluppa la percezione di non essere apprezzata dagli altri o addirittura di essere oggetto di derisione, probabilmente sperimenterà uno stato d’animo negativo e potrebbe essere portata a isolarsi o ad aggredire gli altri. Questo è il risultato di un processo che potrebbe essere partito da premesse sbagliate o disfunzionali. Quello che per la persona che si sente rifiutata è una critica, per la persona che l’ha fatta potrebbe essere un consiglio. Così come un atteggiamento sfuggente non è necessariamente indice di rabbia e desiderio di allontanare l’altro; potrebbe essere la conseguenza di un momento di tristezza o di difficoltà personale che non riguarda il rapporto con gli altri.
Cambiare
Ciò che osserviamo può essere interpretato in tanti modi diversi che possono influenzare il nostro benessere. Non si tratta di stabilire quali modalità sono corrette e quali sbagliate (anche perché è una distinzione arbitraria), ma di imparare ad utilizzare delle modalità più funzionali ed adattive. Ad esempio, una persona che deve spesso parlare in pubblico ed ogni volta viene travolta dall’ansia, non ha bisogno di chiedersi se è corretto avere il panico. Ha bisogno di superare il problema percependo la situazione come non minacciosa e, di conseguenza, reagendo diversamente.
Le proprie percezioni possono essere cambiate. Spesso il cambiamento più rapido ed efficace è quello che deriva dalle esperienze che in un percorso terapeutico possono essere guidate e create dal professionista.
È possibile arrivare a percepire come innocue le situazioni che incutono terrore. Si può percepire ciò che mette ansia come qualcosa che si è in grado di affrontare nel migliore dei modi. È possibile imparare a percepire gli ostacoli come opportunità di crescita. E così via.
Cambiando le modalità percettive disfunzionali si può costruire il benessere.
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Bibliografia
Bruner J. S. e Goodman C. C. (1947) Value and need as organizing factors in perception. Journalof Abnormal Social Psychology, 42, 33-44.