Il coinvolgimento dei familiari di chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo

Il disturbo ossessivo-compulsivo può essere estremamente invalidante e, molto spesso, coinvolge anche i familiari di chi presenta questo problema. Genitori, figli e partner, infatti, solitamente cercano di aiutare la persona a superare il disturbo oppure a gestirlo al meglio.

Senza la guida di un terapeuta, però, spesso accade che con le migliori intenzioni si producono gli effetti peggiori. Il tentativo di aiutare può essere non solo inutile, ma addirittura dannoso perchè può contribuire al mantenimento ed al peggioramento del problema.

Le tentate soluzioni relazionali principali sono: rassicurare, cercare di convincere la persona ad interrompere le compulsioni, aiutare ad eseguire le compulsioni rituali.

Rassicurare

I familiari spesso cercano di rassicurare la persona sofferente del fatto che non succederà nulla di brutto e coerente con le ossessioni. Non accadrà nessun incidente, non si verificherà alcuna contaminazione, non ci saranno raptus che porteranno a fare cose terribili…e così via. Anche se questo, da certi punti di vista, può apparire ragionevole, implicitamente conferma alla persona che ci sono dei pericoli; altrimenti non avrebbe bisogno di rassicurazioni.

A volte i tentativi di rassicurazione non riguardano solo le ossessioni, ma anche l’aver eseguito bene le compulsioni (come i lavaggi o i controlli). In questi casi implicitamente viene inviato il messaggio per il quale l’esecuzione delle compulsioni è necessaria, altrimenti per quale motivo sarebbe importante sottolineare che è stata fatta bene?

Cercare di convincere la persona ad interrompere le compulsioni

“Non lavarti così tante volte, non ha senso”, “smetti di controllare più e più volte, una è sufficiente”, “non ripetere quelle azioni, è la tua malattia che ti porta a farle”, “smettila, diventerai pazzo e ci farai impazzire” sono solo alcune delle frasi che i familiari di chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo possono pronunciare.

Il problema, però, è che, come molti problemi psicologici, anche il disturbo ossessivo-compulsivo di solito non si supera solo grazie alla forza di volontà. Sono necessarie, infatti, delle specifiche strategie terapeutiche.

Dire ad una persona che non deve eseguire determinate compulsioni significa dirle qualcosa che non condivide oppure, come accade molto più spesso, che sa perfettamente. Chi esegue le compulsioni, in genere, sa che non dovrebbe comportarsi così, ma non riesce a fare diversamente.

Aiutare ad eseguire le compulsioni rituali

Di solito i familiari cercano di aiutare la persona ad eseguire i rituali, sperando che la persona possa sentirsi rassicurata o anche per fare le cose in fretta. In alcuni casi, infatti, le compulsioni diventano talmente invalidanti e compromettenti da richiedere molto tempo. È il caso, ad esempio, di chi aiuta la persona a controllare che tutto sia in ordine o che tutto sia pulito di aver fatto bene il rituale di lavaggio o di riordino.

Anche qui, però, implicitamente viene lanciato il messaggio che è ragionevole eseguire le compulsioni, altrimenti perché ricevere aiuto per questo?

Come intervenire sul disturbo ossessivo-compulsivo

È molto importante che i familiari di chi soffre di un disturbo ossessivo-compulsivo, così come la persona direttamente interessata, ricevano delle indicazioni da parte di un terapeuta su come gestire la situazione ed arrivare a superare il problema.

Genericamente è possibile affermare che bisogna agire per interrompere le tentate soluzioni disfunzionali. Il modo in cui questo deve essere fatto, però, va valutato in base alla specificità del caso e va monitorato nel corso del tempo.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

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