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Erica Tinelli

Psicologa a Roma, Viterbo e Online

GLI INGREDIENTI DEL SUCCESSO

La maggior parte delle persone ricerca il successo nella vita, anche se per ognuno il successo può avere un significato diverso e molto personale.

In genere tutti sono concordi nell’affermare che il successo non è semplice da raggiungere e che, per realizzarlo, è necessario possedere e dosare una serie di ingredienti. Ecco alcuni dei più importanti.

Chiarezza

Per avere successo, devi avere ben chiaro che cos’è per te il successo. Cosa devi realizzare nella tua vita affinchè tu possa considerarti una persona di successo?

Forse può sembrare un ingrediente banale. Non è raro, però, conoscere persone che nel definire i propri progetti di vita si lasciano influenzare dagli altri senza focalizzarsi su ciò che per loro è realmente importante. Realizzare i sogni degli altri non è avere successo e, prima o poi, può generare una grande frustrazione.

Pianificare il successo

Definisci l’obiettivo o gli obiettivi che vorresti raggiungere in termini chiari, specifici, concreti e con riferimento a delle tempistiche orientative entro le quali ritieni di poter ottenere i risultati desiderati.

Comincia a programmare il percorso che seguirai per raggiungere gli obiettivi. Quali attività dovrai svolgere? Sai quali abilità dovrai sviluppare? Quali sotto-obiettivi dovrai realizzare? Quali ostacoli potrai incontrare? Come li affronterai?

Competenze

Per ottenere risultati importanti è necessario essere molto competenti. Non scoraggiarti se senti di avere delle carenze. Se lo vuoi davvero, puoi sempre sviluppare tutte le abilità necessarie, anche quando parti da zero.

Non è importante quanto sei portato per fare una determinata cosa, ma quanto sei disposto ad investire per diventare bravo nel fare quella cosa.

Autocontrollo e successo

È la capacità di controllare gli impulsi e di rimandare gratificazioni immediate per concentrarsi sullo svolgimento di azioni che consentono di ottenere importanti risultati a lungo termine.

La buona notizia è che è un’abilità che può essere sviluppata (per approfondimenti leggi l’articolo AUTOCONTROLLO E SUCCESSO)

Strategia

Possono esserci più modi per raggiungere gli obiettivi o per svolgere le varie attività. Scegli oppure sviluppa la strategia più adatta alla tua situazione.

Non sempre è possibile sapere in anticipo se una strategia è efficace e, a volte, l’unico modo per verificarlo è tentare, anche quando questo significa correre dei piccoli rischi.

Costanza

Chi si pone obiettivi ambiziosi sceglie di seguire una strada piena di difficoltà che devono essere affrontate e superate. Per farlo è necessario essere costanti. Ci vuole costanza per rivedere ed aggiornare la propria pianificazione quando necessario. Bisogna avere costanza per sviluppare competenze ed autocontrollo. Ci vuole costanza anche per valutare e tentare varie strategie e per perseguire quella più efficace.

Dott.ssa Erica Tinelli

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erica.tinelli@hotmail.it

TORNARE A LAVORO DOPO LA QUARANTENA

In questi giorni molti italiani hanno ripreso ad andare a lavoro e gradualmente tutti torneranno alla propria attività lavorativa.

Molte persone stanno vivendo questo rientro con tranquillità, ma molte altre stanno sperimentando numerose difficoltà che si manifestano, ad esempio, con il desiderio di rimanere a casa o di tornarci prima possibile, con l’enorme fatica al momento del risveglio, con la mancanza di motivazione ad andare a fare qualcosa che fino a poco fa facevano normalmente.

Perché è difficile tornare a lavoro dopo la quarantena?

Spesso si tratta di una questione di abitudine. Tanti hanno fatto fatica ad adattarsi ai cambiamenti legati alla quarantena, ma dopo un po’ di tempo questa situazione non soltanto è diventata la nuova “normalità”, ma per alcuni ha rappresentato anche una condizione di vita più comoda. Molte persone si sono abituate ad avere dei ritmi di vita differenti, spesso più rilassati, ad abbandonare alcune attività, a svolgere in altro modo il proprio lavoro. Pensiamo, ad esempio, a chi andava in ufficio tutti i giorni e si è ritrovato a lavorare da casa, spesso facendo cose almeno in parte diverse, con più margini di autonomia sull’organizzazione del lavoro, con la possibilità di lavorare in tuta o in pigiama. Oggi o nei prossimi mesi queste persone dovranno abituarsi ad una situazione ancora diversa. I cambiamenti all’inizio fanno paura, creano ansia e stress, ma la nostra vita è costellata di cambiamenti continui e forse proprio per questo siamo abituati ad affrontarli, a gestirli, ad adattarci ad essi.

In altri casi tornare a lavoro è difficile anche a causa della paura del contagio che porta alcune persone a sentirsi più al sicuro a casa. Si tratta di un timore perfettamente legittimo perché legato ad un pericolo reale. Inoltre, il rispetto delle norme di sicurezza impone anche di fare delle cose che possono risultare scomode –come indossare mascherine e guanti, viaggiare solo in determinate modalità- e che, quindi, possono creare ulteriori difficoltà.

Quando le difficoltà nel tornare a lavoro diventano preoccupanti?

Le difficoltà che si sperimentano nel tornare a lavoro sono perfettamente legittime e, quindi, nella maggioranza dei casi andrebbero “semplicemente” accettate.

Abituarsi a tornare a lavoro, con tutti gli adattamenti del caso, in genere richiede solo un po’ di tempo e di gradualità.

La paura del coronavirus, invece, oltre ad essere perfettamente normale è anche estremamente utile perché orienta le persone a rispettare le regole, diminuendo notevolmente la probabilità del contagio.

Le difficoltà a tornare a lavoro, quindi, possono considerarsi problematiche solo se superano una certa soglia e si trasformano in dei veri e propri blocchi che ostacolano nettamente il graduale ritorno alla normalità. Ad esempio, c’è un problema da affrontare e risolvere se le difficoltà sono talmente tante che sfociano in attacchi di ansia, crisi di pianto, disturbi del sonno o del comportamento alimentare, incapacità ad agire, confusione. Se ti trovi in una di queste condizioni o in condizioni simili che ti provocano sofferenza ti consiglio di rivolgerti ad un professionista.

Dott.ssa Erica Tinelli

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LA CONNESSIONE TRA MENTE E CORPO

Mente e corpo non sono due realtà completamente distinte, ma fortemente interconnesse.

Le nostre esperienze emozionali possono avere un impatto molto forte sulla nostra salute fisica. Al tempo stesso, anche fattori prettamente biologici possono influenzare il nostro benessere psicologico.

Esistono tantissimi esempi che mettono in evidenza l’interdipendenza tra mente e corpo.

Il nanismo psicosociale è un disturbo molto raro ma molto grave che si caratterizza per un forte rallentamento della crescita fisica nei bambini che sono stati sottoposti a forme estreme di deprivazione emozionale. Questo avviene, ad esempio, nei casi di abusi o di assenza di una figura di riferimento che possa rappresentare un sostegno in situazioni di disagio e di malessere.

Un esempio di come i fattori biologici possono influenzare il benessere psicologico, invece, può essere rappresentato dalla depressione post-partum. Si tratta di un malessere abbastanza diffuso che si manifesta nelle fasi successive al parto e che può essere determinato in parte dai cambiamenti ormonali.

Ci sono tanti altri fenomeni che testimoniano il legame indissolubile tra mente e corpo.

Tra questi troviamo una problematica che può riguardare chiunque: lo stress. Numerose ricerche hanno dimostrato che nei periodi di forte stress psicologico siamo più vulnerabili alle infezioni virali o batteriche. Le persone più stressate in generale hanno una maggiore probabilità di ammalarsi ed è probabile anche che contraggano un’infezione più grave rispetto alle persone non stressate. Questo legame, inoltre, è particolarmente forte quando le persone stanno affrontando esperienze stressanti prolungate nel tempo (come può avvenire in caso di disoccupazione o di problemi familiari di lunga durata). Diverso, invece, è il caso in cui le persone affrontano uno stressor acuto ma breve, presente da meno di un mese. Ovviamente, però, lo stress da solo non è in grado di far insorgere un’infezione in assenza dell’esposizione ad un agente infettivo. Lo stress, inoltre, può contribuire anche al manifestarsi di problematiche relative all’ipertensione, alle malattie delle coronarie, all’emicrania.

Anche il burnout (un particolare tipo di stress lavorativo che è connesso principalmente al contatto con altre persone) spesso comporta anche delle manifestazioni di tipo fisico, come mal di testa, mancanza di energie, dolori muscolari, influenza.

Un’altra variabile psicologica in grado di influenzare la nostra salute fisica è lo stile di attribuzione in termini di pessimismo o di ottimismo.

Questa variabile riguarda il modo in cui le persone spiegano gli eventi di vita positivi e negativi. Lo stile pessimistico è la tendenza a considerare gli eventi negativi stabili (ci saranno sempre), globali (presenti in ogni ambito) e interni (dovuti alle proprie caratteristiche). Ad esempio, una persona pessimista che perde le chiavi potrebbe pensare che perde sempre le cose (attribuzione stabile), che non riesce a gestire niente (attribuzione globale), che è irresponsabile (attribuzione interna).

Al contrario, una persona ottimista nella stessa situazione potrebbe pensare che le capita raramente di perdere le chiavi, che riesce a gestire tutte le altre cose e che probabilmente è stata molto stressata dall’aumento di lavoro dell’ultima settimana. Le persone con uno stile di attribuzione pessimistico hanno minori difese immunitarie e, di conseguenza, hanno condizioni di salute più precarie. Ovviamente un’attitudine ottimistica, da sola, non basta a mantenere le persone in buona salute, ma esercita comunque un’influenza notevole, anche perché contribuisce ad attuare dei comportamenti che, a loro volta, influenzano la salute, come ad esempio fare esercizio fisico. Le persone ottimiste, infatti, in genere ritengono che avere uno stile di vita salutare contribuirà al loro benessere e tendono, quindi, ad impegnarsi in questa direzione.

Dott.ssa Erica Tinelli

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L’INTERAZIONE TRA MENTE E CORPO NEI DISTURBI PSICOSOMATICI

ATTIVITA’ FISICA E BENESSERE

L’UTILITA’ DEL SUPPORTO PSICOLOGICO QUANDO SI HANNO DELLE MALATTIE FISICHE


Bibliografia

Hansell J., Damour L. (2007). Psicologia clinica. Zanichelli, Bologna.

Seligman M. E. P. (2013). Imparare l’ottimismo. Come cambiare la vita cambiando il pensiero. Giunti, Firenze.

RISCOPRIRE IL VALORE DEI REGALI

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I regali sono tipici delle feste, come il Natale o le feste di compleanno. Siamo molto abituati a fare e a ricevere regali, al punto che, spesso, non ne comprendiamo più il valore.

Ecco alcune riflessioni per riscoprire il piacere ed il valore di ricevere e di fare regali

Fare regali per piacere o per dovere?

Prima di tutto probabilmente fare regali è meno stressante quando si è guidati dal piacere e non da un senso di obbligo. Un regalo di valore non può essere legato al pensiero che dal momento che è festa, allora “si devono fare regali” sulla base di quelle che sono considerate le norme della civiltà e della buona educazione.

Il senso del dovere, per altro, può portare anche al fare dei regali che non piacciono a chi li riceve. Pensate, ad esempio, ai regali ricevuti da persone che si vedono poche volte l’anno e con le quali non si hanno particolari legami affettivi. E’ difficile sapere cosa può piacere ad una persona che di fatto non si conosce o si conosce poco.

Quali sono i regali più importanti?

Anche quando i regali vengono fatti perché c’è la voglia di farli, spesso si dovrebbe tenere in considerazione il fatto che i regali più importanti che si possono fare alle persone care non sono quelli che comunemente vengono fatti, come ad esempio i gioielli, i vestiti, gli smartphone o qualsiasi altro tipo di oggetto materiale, ma il proprio tempo, il proprio sostegno, l’attenzione e l’interesse per l’altro e per tutto ciò che lo riguarda.

Molte persone vivono una vita sempre più stressante e nella frenesia delle cose da fare si dimenticano di dimostrare ai familiari e agli amici che tengono davvero a loro. Insomma, è un po’ inutile fare il regalo più bello del mondo se poi non si trova il tempo per chiedere all’altro come sta, cosa sta facendo, se ha bisogno di aiuto, se vuole organizzare qualcosa da fare insieme.

Il valore del regalo dipende anche dall’attesa

Bisogna anche ricordarsi, poi, che il piacere di ricevere un regalo spesso è legato anche all’attesa. Molti di noi sono abituati ad avere subito tutto quello che desiderano -o quasi- a livello materiale. Molti genitori, nonni e zii, ad esempio, cercano di dare ai propri figli e nipoti tutto ciò che questi chiedono e che possono dargli, ma questa non sempre è la strategia migliore per fare regali che sembreranno davvero importanti e che verranno apprezzati davvero.

Vi è mai capitato di volere qualcosa e di non poterla avere subito o di decidere volontariamente di non acquistarla immediatamente, ma di aspettare? L’attesa di qualcosa che si desidera può amplificare il piacere ed il valore attribuito a quella cosa, soprattutto quando si è abituati ad avere tanto, anche il superfluo, e a darlo per scontato.

Avere tutto e subito può portare a non apprezzare niente.

Dott.ssa Erica Tinelli

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NON SOLO AMORE E SERENITA’…IL NATALE PUO’ ANCHE ESSERE STRESSANTE

IL RIENTRO DALLE VACANZE

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Le vacanze rappresentano per molte persone un momento di stacco dalla routine quotidiana per dedicarsi maggiormente al relax e/o al divertimento. Di solito in vacanza anche quando qualcosa va storto o non corrisponde perfettamente alle proprie aspettative, si sta comunque bene. Il problema è il rientro che a volte può essere davvero stressante e difficile da gestire. Ecco tre consigli per affrontarlo al meglio.

Ricordati che le vacanze sono solo vacanze

Le vacanze andrebbero prese per ciò che sono. Sono dei giorni nei quali ci si dedica al riposo, al recupero delle energie, alla bellezza di certi paesaggi o di certe città, si cerca di più la compagnia di familiari o amici, si svolgono attività diverse che in genere durante l’anno sono più sporadiche.

Alcune persone, invece, considerano le vacanze qualcosa di apparentemente miracoloso. In quest’ottica pensano che le vacanze possano far dissolvere magicamente tutte le difficoltà ed i problemi che, però, di solito difficilmente si risolvono da soli. Se hai un problema -ad esempio di ansia, depressione, nel rapporto con gli altri, a lavoro- quello sarà ancora presente al rientro dalle vacanze.

Le vacanze, al massimo, potranno essere una distrazione momentanea. Però, di solito, se c’è una difficoltà o un problema strutturato per risolverlo è necessario affrontarlo direttamente e non aspettare che passi da solo

Gestisci il rientro dalle vacanze con gradualità

Quando si torna dalle vacanze un errore che si potrebbe commettere è quello di farsi risucchiare completamente dagli impegni domestici, familiari e lavorativi. Ecco allora che se si rientra da un periodo -anche di pochissimi giorni- nel quale non si faceva praticamente niente di impegnativo e si comincia a mettere la sveglia presto, a sistemare tutta casa e a lavorare a pieno ritmo lo stress e la frustrazione molto probabilmente saranno inevitabili.

È preferibile, invece, riprendere le varie attività con maggiore gradualità, assecondando i propri ritmi di adattamento, che possono essere anche molto soggettivi.

Rientrare dalle vacanze non significa dire addio al riposo e al divertimento

Un ultimo aspetto sul quale consiglio di riflettere è il fatto che non dovremmo dedicarci al divertimento e al riposo  soltanto in vacanza. Dovrebbero essere, invece, delle dimensioni costantemente presenti nella vita quotidiana di ogni persona. Certo, durante le vacanze estive questi aspetti possono avere un’importanza maggiore, ma è necessario coltivarli sempre per creare il giusto equilibrio tra doveri e piaceri e renderlo un vero e proprio stile di vita. Per approfondire questo argomento leggi l’articolo LA COLTIVAZIONE DEL PIACERE

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IL DILEMMA NATURA O CULTURA: SI NASCE O SI DIVENTA?

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Le nostre caratteristiche psicologiche dipendono dal nostro corredo biologico oppure dalle esperienze di vita? Il nostro carattere, il nostro modo di rapportarci agli altri, il comportamento più in generale, l’intelligenza, ecc… sono determinate principalmente dai geni e quindi dalla nostra natura? Oppure tutti questi elementi possono cambiare in base all’apprendimento che avviene nel corso della vita e che determina la nostra cultura?

Molti studiosi si sono fatti queste domande e hanno cercato di dare una risposta.

Il dilemma natura o cultura nel caso dell’aggressività

In passato era possibile distinguere studiosi considerati innatisti e studiosi considerati ambientalisti, a seconda del fatto che abbiano sottolineato l’origine biologica oppure quella culturale del comportamento umano.

Per quanto riguarda l’aggressività gli innatisti -come Lorenz e Eibl-Eibesfeldt-, a sostegno dell’idea dell’origine biologica di questo fenomeno, hanno evidenziato come esso sia presente sia nel modo animale che in quello umano perché ha un’importante valenza adattiva, legata alla protezione del territorio e della prole e alla definizione delle gerarchie.

Gli ambientalisti -come Bandura-, invece, hanno mostrato che l’aggressività si apprende per osservazione ed imitazione e non è, quindi, espressione di un istinto innato.

Oggi si è concordi nell’affermare che la tendenza a manifestare l’aggressività e, più in generale, il nostro modo di essere, dipende sia da aspetti biologici, sia da espetti culturali e sociali. Nasciamo in un certo modo, ma poi abbiamo la possibilità di migliorare, di crescere, di modificare le nostre inclinazioni.

Il caso dell’intelligenza

L’intelligenza è fondamentale per l’uomo perché consente di elaborare le informazioni, di apprendere, di risolvere i problemi, di adattarsi all’ambiente.

Spesso alcuni aspetti dell’intelligenza vengono misurati con specifici test che consentono di ottenere un indice numerico chiamato quoziente intellettivo: più è alto, maggiore è il livello di intelligenza della persona. Alcune ricerche hanno dimostrato che esiste un’associazione abbastanza forte tra il quoziente intellettivo delle madri ed il quoziente intellettivo dei rispettivi figli. Questo dato sembrerebbe far pensare che l’intelligenza è innata ed ereditaria, dal momento che genitori e figli hanno un patrimonio genetico molto simile.

Tuttavia, ci sono anche studi che hanno dimostrato che i bambini che vengono adottati hanno un quoziente intellettivo superiore a quello delle madri biologiche in quanto sono stati cresciuti in condizioni ambientali stimolanti e favorevoli allo sviluppo delle loro abilità cognitive.

Anche l’intelligenza, quindi, dipende sia dalla natura che dalla cultura.

L’interazione tra natura e cultura nella nostra vita

Indipendentemente da quello che biologicamente saremmo più portati a fare e ad essere, quindi, ci sono una serie di fattori ambientali e sociali che ci possono influenzare notevolmente e che possono produrre un grande cambiamento nella nostra personalità, nel nostro comportamento, nelle nostre abilità. Tra questi fattori troviamo l’educazione ricevuta dalla famiglia e dalla scuola, le relazioni sociali, le esperienze di vita nei più svariati contesti, le attività che svolgiamo da un punto di vista sportivo, lavorativo, di hobby ed interessi. Molte di queste cose possiamo sceglierle noi. Possiamo scegliere di quali persone circondarci, possiamo scegliere almeno alcune delle attività cui dedicarci, possiamo decidere di perseguire determinati obiettivi piuttosto che altri, possiamo decidere come impiegare il nostro tempo. Di conseguenza, abbiamo un grande potere nel decidere e nell’agire per diventare quello che vogliamo, a prescindere da ciò a cui potremmo sembrare destinati sulla base del nostro corredo biologico.

Possiamo anche avere una notevole predisposizione verso una determinata attività, ma se non la coltiviamo adeguatamente con l’esercizio costante, non raggiungeremo mai dei livelli di prestazione veramente eccellenti. Al contrario, se sembra che non siamo particolarmente portati per fare una certa cosa, preparandoci seriamente potremmo comunque avere successo. Certo, ad un prezzo un po’ più caro perché ci dovremmo allenare molto più duramente rispetto ad altre persone più portate, ma se quella cosa ci interessa veramente ne varrà la pena.

In conclusione, siamo sia natura che cultura. Nasciamo e diventiamo

 

Dott.ssa Erica Tinelli

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“NON SONO PORTATO PER FARE QUESTA COSA”

Bibliografia

Binazzi A., Tucci F. S. (2006). Scienze sociali. Palumbo Editore, Palermo.

Darley J. M., Glucksber S., Kinchla R. A. (2005). Fondamenti di psicologia. Il Mulino, Bologna (Capitolo “L’intelligenza”).