ASSASSINI: LE REAZIONI PSICOLOGICHE DEI FAMILIARI
Purtroppo capita spesso di ascoltare in televisione o di leggere sui giornali notizie relative ad assassini.
Spesso quello che stupisce di questi episodi non è soltanto l’efferatezza o la futilità delle motivazioni -ad esempio la noia, un banale litigio, la voglia di vedere che effetto fa, la difficoltà ad accettare la fine di una relazione-, ma anche la reazione dei familiari degli assassini. Non è raro, infatti, sentire dichiarazioni come: “è una brava persona”, “non ci sono mai stati segnali che ci potessero far pensare una cosa del genere”, “è stata colpa dell’effetto della droga”, “non era in sè quando ha fatto quelle cose “. Queste affermazioni spesso stupiscono e provocano anche rabbia perché sembrano voler sminuire la gravità dell’evento o privare la persona della sua responsabilità.
In realtà, occorre tenere in considerazione il fatto che scoprire di avere un parente assassino è un evento devastante per chiunque. Le affermazioni che ascoltiamo, solitamente, sono il frutto di questa scoperta dolorosissima e delle relative reazioni psicologiche difensive. Mastronardi e De Luca, ad esempio, descrivono queste reazioni in riferimento ai familiari dei serial killer, ma molto probabilmente si tratta di processi simili a quelli che si possono innescare nei familiari di assassini di altro tipo.
Le reazioni dei genitori di assassini
Secondo gli autori i genitori possono elaborare l’evento attraverso varie fasi:
- incredulità e negazione, nella quale si convincono che c’è stato un errore di persona. Probabilmente questa fase non si manifesta quando le prove sono molto evidenti o quando c’è addirittura una confessione da parte dell’assassino.
- spostamento della responsabilità su terzi, come altre persone che hanno influenzato il soggetto oppure sostanze come droghe, alcol
- spostamento della colpa su se stessi, nella quale i genitori si sentono responsabili di essere stati dei cattivi genitori e di non essersi mai accorti di nulla
- senso di fallimento come genitore, che implica anche il dover gradualmente imparare a convivere con l’idea che il figlio è un “mostro”
Le reazioni dei figli
Anche i figli, quando scoprono di avere genitori assassini vivono la notizia come un trauma, che prevede varie fasi:
- incredulità, senso di abbandono e di impotenza
- rabbia verso il genitore che lo priva di una famiglia normale e vergogna per quello che è stato fatto, tanto che in qualche modo vorrebbe pagarne anche lui le conseguenze
- recupero parziale della figura genitoriale con meccanismi difensivi. Rabbia e vergogna vengono metabolizzate e, dopo un po’ di tempo, il figlio tende a recuperare parzialmente la figura del genitore arrivando a convincersi che quando ha compiuto queste azioni era sicuramente in uno stato alterato. È più sopportabile, infatti, l’idea di avere un genitore malato piuttosto che “mostro”
Anche i familiari degli assassini, quindi, in un certo senso sono delle vere e proprie vittime che devono imparare ad elaborare adeguatamente questo trauma, evitando il più possibile che questo possa avere effetti distruttivi sulla propria identità.
3884462095
erica.tinelli@hotmail.it
Bibliografia
Mastronardi V. M., De Luca R. (2011). I serial killer. Il volto segreto degli assassini seriali: chi sono e cosa pensano? Come e perché uccidono? La riabilitazione è possibile? Newton Compton Editori, Roma.