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Erica Tinelli

Psicologa a Roma, Viterbo e Online

“NON DIPENDE DA ME”

Il self-serving bias ovvero “il fallimento non dipende da me

Il self-serving bias ci può spiegare come mai molte persone spesso pensano o dicono “non dipende da me”. Di solito, le persone attribuiscono ad altre persone oppure a circostanze esterne la responsabilità del verificarsi di eventi considerati spiacevoli e negativi. Ecco alcuni esempi: “E’ andata male perché era troppo difficile”, “Ho dei problemi a lavoro perché il mio capo è incompetente”, “Non ho amicizie perché gli altri sono tutti superficiali e cattivi con me”, “Nella mia vita va tutto male perché questa società è malata”, “Sono destinato all’infelicità”, ecc….

Nella letteratura psicologica si utilizza il termine “self-serving bias” per indicare il fenomeno per il quale la maggior parte delle persone tende con maggiore facilità ad attribuire a se stesse il merito dei propri successi e ad attribuire all’esterno la responsabilità dei propri fallimenti. Insomma, se succede qualcosa di negativo “non dipende da me”, oppure “non è colpa mia”.

Si tratta di uno dei tanti meccanismi attraverso i quali le persone cercano di costruire e di mantenere un’immagine positiva di sé (autostima) e in alcuni casi può rappresentare un autoinganno funzionale che ci porta a non disperarci a seguito di una sconfitta. Come tutte le cose, però, questa modalità percettiva, se estremizzata può diventare problematica.

Perché può essere dannoso pensare “non dipende da me”?

Credere che quello che non funziona nella propria vita non dipende da sé in apparenza potrebbe sembrare una salvezza. Infatti, consente alle persone di non sentirsi in colpa per i fallimenti, di non impegnarsi per sviluppare delle abilità o per migliorare la propria situazione. Il rovescio della medaglia, però, è che una persona che crede che gli aspetti non soddisfacenti della sua vita non dipendono da lei, crede anche di non avere il potere di cambiarli e agisce di conseguenza, non provando a modificare ciò che non va. Resta in balia degli eventi, come un ramoscello di un albero trascinato dalla corrente di un fiume.

Chi crede, ad esempio, che le proprie difficoltà lavorative non dipendono da sè, ma solo dalla crisi economica, dai datori di lavoro disonesti, dai colleghi non collaborativi, ecc… potrebbe essere portato ad accettare passivamente la situazione. Difficilmente farà dei tentativi per migliorare determinate competenze o per trovare una modalità diversa di rapportarsi ai capi ed ai colleghi; “tanto è inutile, non dipende da me”.

Chi crede che le proprie relazioni siano un fallimento perché gli altri sono superficiali e incapaci, non cercherà di migliore se stesso. Non si chiederà nemmeno se può fare qualcosa per sviluppare dei rapporti diversi, condannandosi, così, a rivivere sempre lo stesso copione relazionale, magari sperando di essere assistito prima o poi dalla fortuna.

La responsabilità

Quando qualcosa non va come vorremmo è importante riflettere sulle proprie responsabilità e su quello che possiamo fare per migliorare. C’è sempre qualcosa che si può fare.

Non si tratta di attribuirsi la colpa per le cose che vanno male e di stare male per questo. Comprendere le proprie responsabilità, però, è fondamentale per capire come è possibile agire per migliorare la situazione, anche in presenza di ostacoli oggettivi ed innegabili.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it