PSICOFARMACI SI’ O NO? NI’!
Si parla molto spesso di psicofarmaci. Molte persone manifestano delle posizioni estreme su questa tematica: c’è chi li considera il rimedio a tutti i problemi e c’è chi afferma che mai e poi mai dovrebbero essere usati. Come avviene anche per molte altre cose, però, è importante essere flessibili e considerare la questione in base alla specificità della situazione.
Cosa sono gli psicofarmaci?
Sono delle sostanze che possono essere assunte attraverso delle pasticche o delle gocce. Agiscono stimolando il cervello ad aumentare oppure a ridurre la produzione di alcune sostanze cerebrali che si chiamano neurotrasmettitori. Molti di voi, ad esempio, potrebbero aver sentito parlare di dopamina o di serotonina, che sono appunto dei neurotrasmettitori.
Gli psicofarmaci sono numerosi. Possono essere classificati principalmente in ansiolitici, antidepressivi e antipsicotici che, in generale, possono contribuire a modificare l’umore e il comportamento delle persone.
Vengono spesso usati per trattare problematiche psicologiche e sono molto diffusi anche perché sono facili da assumere e possono produrre i primi risultati piuttosto rapidamente.
Quando e come può essere utile assumere psicofarmaci?
Nel caso di problemi psicologici molto invalidanti, l’uso degli psicofarmaci è spesso necessario in una fase iniziale per ridurre i sintomi. Ciò rende anche la persona più attiva nel percorso di terapia psicologica, con un impatto positivo sull’efficacia del percorso. Solitamente, anche quando si ricorre ai farmaci, è preferibile utilizzare anche una terapia psicologica che permette di affrontare il problema alla base e di risolverlo in modo definitivo. I farmaci, infatti, agiscono solo sui sintomi manifesti. Producono un cambiamento nelle reazioni delle persone a determinati stimoli, ma non ne modificano le percezioni.
Ad esempio, una persona con attacchi di panico, prendendo degli ansiolitici può ridurre il suo livello di ansia, ma non la sua paura, che è l’emozione alla base dell’attacco di panico. La persona molto probabilmente continuerà a temere nuovi attacchi di panico o specifiche situazioni nel caso in cui tali crisi si manifestano in alcuni contesti. Attraverso la terapia psicologica, invece, è possibile modificare la percezione di paura della persona ed aiutarla a sviluppare le capacità che le possono consentire di affrontare ciò che teme fino a che, più gradualmente, arriverà a liberarsi dalla paura patologica.
Gli psicofarmaci non consentono di acquisire della capacità che non abbiamo o che non abbiamo sviluppato a sufficienza. Non ci possono fornire motivazioni mancanti e non possono modificare stili di vita e di comportamento disfunzionali che ostacolano il nostro benessere. Ad esempio, “se una persona continua a commettere sempre gli stessi errori e, nel cercare di liberarsi da un problema, lo aggrava sempre più, sicuramente è più importante aiutarla a modificare le sue improprie strategie di vita, piuttosto che cercare di farla stare bene nell’immediato con qualche pillola e lasciare intatto il copione autodistruttivo su cui sta improntando la sua esistenza.” (Nardone, p. 135).
I tempi
L’utilizzo degli psicofarmaci in molti casi dovrebbe essere limitato nel tempo per evitare che tali sostanze interferiscano con la produzione naturale dei neutrotrasmettitori cerebrali. Se si assumono ansiolitici per lunghi periodi, ad esempio, il cervello potrebbe inibire gradualmente la produzione di neurotrasmettitori che esercitano le stesse funzioni dell’ansiolitico, ma dal momento che l’ansia è indispensabile nella vita dell’uomo, al tempo stesso il cervello incrementerà la produzione di sostanze che producono ansia.
Diventerebbe, quindi, necessario, assumere dosi sempre più massicce di psicofarmaci per poter ottenere gli stessi effetti -fenomeno della tolleranza- e nel caso in cui la terapia farmacologica venisse interrotta di colpo -cosa da evitare sempre- la persona si troverebbe in piena crisi e sperimenterebbe gli effetti dell’astinenza.
3884462095
erica.tinelli@hotmail.it
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Bibliografia
Nardone G. (2006). Manuale di sopravvivenza per psico-pazienti. Come orientarsi nella giungla delle terapie della mente. Tea, Milano.