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Erica Tinelli

Psicologa a Roma, Viterbo e Online

QUANDO SI CERCA DI RISOLVERE UN PROBLEMA PSICOLOGICO CON UN CONTATTO FUGACE

QUANDO SI CERCA DI RISOLVERE UN PROBLEMA PSICOLOGICO CON UN CONTATTO FUGACE.jpg

Un contatto fugace…

Un contatto fugace viene spesso usato per cercare di risolvere un problema psicologico.

Ci sono, infatti, delle persone che contattano gli psicologi via telefono o mail per parlare dei loro problemi e per ricevere indicazioni rapide su cosa fare.

Certamente l’urgenza di raccontarsi e di risolvere un problema, soprattutto se invalidante, può essere perfettamente comprensibile. Un intervento davvero efficace e professionale, però, deve sottostare a delle regole ben precise che difficilmente possono essere applicate in un’interazione fugace e non strutturata come può essere una telefonata o lo scambio di mail o messaggi.

…che non è efficace

Per svolgere al meglio il proprio lavoro e per riuscire ad aiutare le persone lo psicologo prima di tutto ha bisogno di conoscere e di comprendere in modo dettagliato la situazione. Questa prima fase valutativa solitamente richiede almeno un colloquio approfondito e, a volte, anche più di uno.

Una volta che è stato compreso il problema è possibile definire gli obiettivi. In alcuni casi può anche essere necessaria una ridefinizione rispetto a quelle che erano le idee o le aspettative iniziali della persona.

Successivamente è possibile fornire le prime indicazioni terapeutiche ed è possibile ragionare sugli effetti che si sono verificati. La maggior parte delle indicazioni -o prescrizioni- prevede un’evoluzione che segue determinate fasi, da adattare alla specificità della persona, della situazione e dei risultati ottenuti. Con il tempo, inoltre, solitamente è necessario introdurre ulteriori indicazioni. E’ possibile anche che alcuni compiti assegnati inizialmente debbano essere abbandonati perché non più necessari. Altre volte ancora, invece, le prescrizioni devono essere solo parzialmente modificate per essere adattate ancora meglio al caso.

Risolvere un problema psicologico richiede la massima attenzione ed il massimo impegno

E’ necessario avere un’adeguata conoscenza della persona e saper comunicare le cose in un certo modo. Bisogna avere un po’ di tempo e la possibilità di intervenire in un contesto ben strutturato quale è la consulenza psicologica.

In caso contrario si corre il rischio di non dare alla persona l’ascolto e l’attenzione che merita e di fornire qualche rapida indicazione molto generale e probabilmente inutile per una serie di motivi: perché inadatta alla situazione (che non si conosce bene), perché comunicata in modo non ottimale, perché applicata in un contesto dove non si ha la possibilità di verificare gli effetti e proseguire il percorso o per tutte queste cose messe insieme.

Certamente è possibile usare la telefonata o la mail per avere informazioni sul modo di lavorare del professionista e per capire di quali ambiti e problemi si occupa. La consulenza, però, è un’altra cosa, una cosa seria.

 

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

UN CONTATTO FUGACE PER RISOLVERE UN PROBLEMA PSICOLOGICO

QUANDO SI CERCA DI RISOLVERE UN PROBLEMA PSICOLOGICO CON UN CONTATTO FUGACE.jpg

Un contatto fugace…

Un contatto fugace viene spesso usato per cercare di risolvere un problema psicologico.

Ci sono, infatti, delle persone che contattano gli psicologi via telefono o mail per parlare dei loro problemi e per ricevere indicazioni rapide su cosa fare.

Certamente l’urgenza di raccontarsi e di risolvere un problema, soprattutto se invalidante, può essere perfettamente comprensibile. Un intervento davvero efficace e professionale, però, deve sottostare a delle regole ben precise che difficilmente possono essere applicate in un’interazione fugace e non strutturata come può essere una telefonata o lo scambio di mail o messaggi.

…che non è efficace

Per svolgere al meglio il proprio lavoro e per riuscire ad aiutare le persone lo psicologo prima di tutto ha bisogno di conoscere e di comprendere in modo dettagliato la situazione. Questa prima fase valutativa solitamente richiede almeno un colloquio approfondito e, a volte, anche più di uno.

Una volta che è stato compreso il problema è possibile definire gli obiettivi. In alcuni casi può anche essere necessaria una ridefinizione rispetto a quelle che erano le idee o le aspettative iniziali della persona.

Successivamente è possibile fornire le prime indicazioni terapeutiche ed è possibile ragionare sugli effetti che si sono verificati. La maggior parte delle indicazioni -o prescrizioni- prevede un’evoluzione che segue determinate fasi, da adattare alla specificità della persona, della situazione e dei risultati ottenuti. Con il tempo, inoltre, solitamente è necessario introdurre ulteriori indicazioni. E’ possibile anche che alcuni compiti assegnati inizialmente debbano essere abbandonati perché non più necessari. Altre volte ancora, invece, le prescrizioni devono essere solo parzialmente modificate per essere adattate ancora meglio al caso.

Tutto questo richiede la massima attenzione ed il massimo impegno.

E’ necessario avere un’adeguata conoscenza della persona e saper comunicare le cose in un certo modo. Bisogna avere un po’ di tempo e la possibilità di intervenire in un contesto ben strutturato quale è la consulenza psicologica.

In caso contrario si corre il rischio di non dare alla persona l’ascolto e l’attenzione che merita e di fornire qualche rapida indicazione molto generale e probabilmente inutile per una serie di motivi: perché inadatta alla situazione (che non si conosce bene), perché comunicata in modo non ottimale, perché applicata in un contesto dove non si ha la possibilità di verificare gli effetti e proseguire il percorso o per tutte queste cose messe insieme.

Certamente è possibile usare la telefonata o la mail per avere informazioni sul modo di lavorare del professionista e per capire di quali ambiti e problemi si occupa. La consulenza, però, è un’altra cosa, una cosa seria.

 Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it