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Erica Tinelli

Psicologa a Roma, Viterbo e Online

ATTACCHI DI PANICO E RELAZIONI

Gli attacchi di panico possono influenzare molto la vita delle persone, anche in riferimento alle relazioni.

Le persone che soffrono di attacchi di panico, per esempio, a causa della paura, possono ridurre sempre di più la vita sociale. Nei casi più estremi possono arrivare ad azzerarla. Il panico, infatti, può portare le persone a uscire di casa il meno possibile e solo per cose considerate irrinunciabili, come andare a lavoro. In questo modo vengono meno molte, se non tutte, le occasioni di contatto con gli altri e la persona diventa sempre più isolata. Pensiamo, infatti, a cosa può accadere se una persona smette di fare sport, di vedere gli amici, di andare al cinema, ecc…

Altre volte, invece, le relazioni sociali possono deteriorarsi perchè la persona è focalizzata eccessivamente sugli attacchi che diventano la tematica centrale di incontri e conversazioni. In questi casi parla in continuazione di ansia e panico oppure richiede costantemente aiuto per fare cose che pensa di non essere in grado di fare – come essere accompagnata da qualche parte. In questo modo non viene lasciato spazio per il piacere delle relazioni fine a se stesso. Non è raro, inoltre, che familiari e amici si stufino di avere vicino una persona che non è più autonoma e decidano di allontanarla.

Ci sono dei casi, poi, nei quali la persona sviluppa delle relazioni principalmente per la necessità di ricevere sostegno. A volte, per esempio chi soffre di attacchi di panico ricerca un compagno o una compagna e/o si sposa perché ha bisogno di avere sempre vicino una stampella alla quale appoggiarsi. Questo di solito accade nei casi più gravi quando la persona non è più in grado di fare la sola la maggioranza delle cose -incluso il saper stare da sola in casa-. Questa tendenza a costruire relazioni per affrontare gli attacchi di panico insieme a qualcun altro non è necessariamente consapevole.

Ma tutto questo si può evitare superando gli attacchi di panico, per esempio con la terapia breve strategica.

Dott.ssa Erica Tinelli

3884462095

erica.tinelli@hotmail.it

RISOLVERE UN PROBLEMA DI ANSIA IN UNA SOLA SEDUTA

Risolvere i problemi velocemente

Risolvere rapidamente i problemi, inclusi quelli di ansia o di natura psicologica più in generale, è un’ambizione di molte persone.  Infatti, più rapidamente ci si libera di un problema e prima si torna a vivere serenamente. 

Risolvere velocemente i problemi psicologici non è impossibile. Anzi, oggi sono sempre più diffusi approcci (come l’approccio breve strategico) che consentono di raggiungere risultati importanti in tempi brevi. E a volte i tempi di risoluzione possono essere molto più brevi di quanto ci si aspetta.

Una volta, per esempio, mi è capitato di lavorare con una persona che ha risolto un problema di ansia dopo una sola seduta

Come ha fatto? Dal mio punto di vista i fattori che le hanno permesso di raggiungere questo risultato straordinario sono stati principalmente due.

Il fatto di essersi rivolta presto ad un professionista

Questa persona si è rivolta a me dopo qualche settimana che l’ansia aveva iniziato a manifestarsi. Non ha aspettato di vedere come si sarebbe evoluta la soluzione e non ha provato a risolvere il problema da sola. Quando ha capito di avere un problema che rischiava di diventare invalidante ha cercato su internet un professionista, l’ha contattato ed ha fissato un primo colloquio.

Affrontare un problema nelle prime fasi nelle quali si manifesta spesso consente di risolverlo velocemente. Infatti, in questo modo si ha la possibilità di intervenire su percezioni e comportamenti disfunzionali che non si sono ancora cristallizzati e che, quindi, sono più facili da modificare. Inoltre, quando si interviene su un problema agli inizi in genere è sufficiente intervenire solo su quello specifico problema e non su tutti gli altri problemi che si sono presentati come conseguenza di quello principale. Per esempio, aiutare una persona a superare gli attacchi di panico che hanno iniziato a manifestarsi da qualche mese in genere è molto facile.

E’ più difficile, invece, aiutare una persona che a seguito degli attacchi di panico presenti da anni è diventata completamente incapace di stare da sola, non ha sviluppato una vita professionale solo a causa della paura, si è sposata solo per la necessità di appoggiarsi a qualcuno e di essere aiutata ed è diventata depressa come conseguenza di tutti questi fattori messi insieme.

Il seguire scrupolosamente le indicazioni

La persona che ha risolto il suo problema dopo una sola seduta ha seguito in modo rigoroso le indicazioni che le ho dato. Erano solo due indicazioni e non erano impossibili da fare (non lo sono mai perchè sono calzate alla specificità della persona e della situazione), ma certamente richiedevano un po’ di tempo e di impegno. Eppure ha scelto di fare quelle prescrizioni esattamente come le era stato indicato. Anche se richiedevano tempo o se non ne capiva fino in fondo il senso. Forse le sembravano anche stupide o controintuitive. E magari qualche volta avrà avuto la tentazione di fare un po’ meno di quanto chiesto….ma non l’ha fatto.

Seguire attentamente le prescrizioni del professionista consente di ottenere il massimo che si può ottenere. Farle solo in parte o farle in modo un po’ modificato potrebbe non produrre gli stessi effetti. Alle volte le indicazioni hanno un potere terapeutico e farle consente di lavorare direttamente ed immediatamente sulla soluzione del problema. Altre volte, invece, hanno una valenza più diagnostico-valutativa, ossia servono a comprendere più nel dettaglio la situazione presentata dalla persona.

In entrambi i casi, se si vuole il miglior risultato possibile occorre dare il meglio in termini di esecuzione delle indicazioni.

Dott.ssa Erica Tinelli

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erica.tinelli@hotmail.it

RIMUGINI MAI SUL FATTO CHE NELLA TUA VITA TUTTO VA STORTO?

Ti sembra che nella tua vita tutto va storto?

No, non cercherò di convincerti del fatto che, invece, molto probabilmente nella tua vita c’è qualcosa che va almeno benino. Non cercherò neanche di farti vedere che c’è del positivo anche nelle esperienze negative.

Questi tentativi, infatti, spesso sono inefficaci e possono essere vissuti come molto frustranti. Infatti, come faccio sperimentare alle persone che lavorano con me nel percorso “prenditi quello che meriti”, nei momenti in cui si è pervasi dalla negatività, non si riesce a vedere niente di positivo e non si riesce a risollevarsi.

Anche se razionalmente forse sai benissimo che non è vero che tutto va storto, c’è una parte di te che dice il contrario. Provare a soffocare quella parte rischia di amplificare la negatività e di farti sprecare energie preziose.

Che fare, allora, quando si rimugina sul fatto che tutto va storto?

In queste situazioni, di solito, la prima cosa da fare è trovare un canale di sfogo efficace per la negatività.

Per esempio puoi prendere carta e penna e mettere per iscritto la tua frustrazione.

Oppure puoi piangere fino a quando ne sentirai il bisogno.

Il canale di sfogo più efficace a volte può essere molto soggettivo: tu sai qual è quello più adatto a te?

Tutti i canali di sfogo efficaci in genere hanno in comune il fatto che si tratta di strumenti con i quali non si provano a scacciare i pensieri e le emozioni negative. Al contrario, si attraversa e si vive appieno la negatività per elaborarla, contenerla e superarla.

Concentrarsi sui comportamenti

Se pensi che nella tua vita tutto va storto non provare a cambiare questo pensiero, ma evita che questo influenzi il tuo comportamento. Evita di bloccarti.

Per esempio, puoi anche svegliarti pensando che la tua giornata andrà male, ma scegliere comunque di alzarti e fare tutto quello che devi nel migliore dei modi.

Puoi comunque scegliere andare a lavoro sorridendo, anche se forzatamente perché ti gira malissimo. Puoi comunque scegliere di portare avanti i tuoi progetti, anche se con fatica e anche se pensi che non servirà a niente. Se tutto andrà male, almeno potrai dirti di aver fatto il possibile per provare ad evitarlo.

Dott.ssa Erica Tinelli

erica.tinelli@hotmail.it

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NON TI SENTI REALIZZATO NEL LAVORO MA HAI UNA BELLA FAMIGLIA?

Ho conosciuto tante persone che non si sentivano realizzate sul lavoro, ma che avevano una bella famiglia.

Perché metto in connessione queste due cose? Perché quello che ho osservato con molte persone con le quali ho lavorato è che si può avere la tendenza, più o meno consapevole, a cercare di farsi bastare la bella famiglia accontentandosi della mediocrità in ambito lavorativo. Questo, però, di solito è un tentativo inefficace ed anche dannoso, quindi, …

…evita di farti bastare la bella famiglia

Si tratta di due ambiti diversi. Se sei insoddisfatto a lavoro e vivi male questa cosa vuol dire che per te quello è un ambito di realizzazione fondamentale che non potrà essere compensato in nessun altro modo. Non sarai mai completamente felice fino a quando non avrai ottenuto quello che desideri a lavoro, anche se hai la famiglia migliore del mondo.

Non c’è niente di ragionevole nel sentirsi in colpa se la bella famiglia non basta. Se sei una persona ambiziosa a lavoro, lo stato di insoddisfazione è normalissimo. Non significa che sotto sotto pensi che la tua famiglia non è abbastanza. Non significa che vuoi troppo dalla vita. Vuoi solo ciò che ritieni giusto.

Dedicarti alla realizzazione lavorativa toglie qualcosa alle relazioni?

Questa è una delle paure più frequenti che hanno le persone alle quali la bella famiglia non basta.

Può non essere semplice dedicare tempo ed energie adeguate sia alla famiglia che al lavoro, ma è fattibile. Infatti lo fanno tantissime persone ogni giorno, incluse quelle che partecipano al mio percorso “prenditi quello che meriti”.

Inoltre, devi considerare che anche quando ti concentri sul lavoro in un certo senso stai facendo qualcosa di positivo per la tua famiglia e non solo per una questione economica. Infatti, se sei una persona ambiziosa e trascuri la tua realizzazione lavorativa, non solo rischi di non essere mai felice e soddisfatto, ma anche di arrivare a rovinare la tua bella famiglia. Il benessere del/la partner e dei tuoi figli, così come la qualità delle vostre relazioni, dipende anche come stai tu. Se sei insoddisfatto a lavoro rischi, inconsapevolmente, di contagiare gli altri con il tuo malessere, di creare malintesi e conflitti, di rovinare la tua famiglia.

Qual è, quindi, la più piccola cosa che potresti fare ogni giorno per evitare che questo accada e realizzarti professionalmente?

Dott.ssa Erica Tinelli

erica.tinelli@hotmail.it

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GESTIRE I PENSIERI NEGATIVI

Molte persone non vorrebbero avere pensieri negativi.

Il vero problema, però, non sono i pensieri negativi in quanto tali, ma il modo in cui vengono gestiti.

Quali sono i primi passi da fare per iniziare a gestire al meglio i pensieri negativi? Ecco due delle strategie che uso più spesso con le persone che partecipano al mio percorso “prenditi quello che meriti”.

Smetti di provare a sopprimerli

Molto spesso le persone cercano di allontanare i pensieri negativi. Cercano di non pensarci. Questa strategia solitamente non funziona. Anzi, rischia di amplificare ancora di più il problema.

Smettere di provare a scacciare i pensieri negativi di per sé alle volte può essere sufficiente a superare la situazione di malessere e di disagio.

Nel concreto questo vuol dire che quando arrivano i pensieri negativi bisogna continuare a fare quello che si sta facendo, ma senza cadere nella trappola di combatterli provando ad allontanarli o a trasformarli in pensieri positivi. È come vivere con un rumore di sottofondo che può essere fastidioso ma che spesso con il tempo si affievolisce sempre di più fino a scomparire. È una strategia che può portare a vincere senza combattere.

Per potere essere efficace, però, questa strategia deve essere mantenuta con una certa costanza, soprattutto quando è stata preceduta dal tentativo massiccio di allontanare i pensieri.

Scrivere i pensieri negativi

E’ utile perché la scrittura permette una forma di elaborazione che porta a distanziarci emotivamente dalle nostre preoccupazioni. Ciò vuol dire che impariamo a vederle come più piccole, più circoscritte, impariamo a sgonfiarle e a guardare le cose da prospettive diverse e meno catastrofiche. A livello emotivo, questo si può tradurre in una drastica riduzione o nell’eliminazione dell’angoscia e dell’ansia.

Per poter trarre dei benefici è importante scrivere in modo dettagliato, sincero, senza alcun tipo di freno e di inibizione, dando sfogo alla nostra parte più angosciata ed ansiosa, anche quando dice cose che sembrano assurde alla nostra parte più razionale.

È preferibile, inoltre, scrivere su carta invece che sul computer oppure sul telefono.

Anche questa strategia può richiedere una certa costanza: scrivere una sola volta o poche volte potrebbe non essere sufficiente.

Esistono, poi, anche altre strategie che dipendono dallo specifico caso e che devo essere calzate alla persona. A volte è necessaria una sola strategia che deve essere mantenuta costante. Altre volte quella strategia deve essere modificata nel tempo. In altri casi, ancora, è necessario combinare più strategie diverse.

Puoi fare vari tentativi oppure puoi decidere di rivolgerti direttamente ad un professionista per essere guidato da lui.

Dott.ssa Erica Tinelli

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VORRESTI ELIMINARE I PENSIERI NEGATIVI?

Perché eliminare i pensieri negativi?

Molte persone che lavorano con me mi parlano del fatto di voler eliminare i pensieri negativi. Se stai leggendo questo articolo forse anche tu hai questo obiettivo.

Te lo dico subito: la soluzione non è eliminarli perché il vero problema non sono i pensieri negativi in quanto tali, ma il modo in cui tu li vivi e li gestisci. Non c’è niente di strano o di problematico nel pensare, per esempio, che una determinata occasione lavorativa potrebbe sfumare, che potremmo avere dei problemi lavorativi, di salute, relazionali.

Avere certi pensieri è normale, a volte può anche essere utile.

Quand’è, allora, che i pensieri negativi diventano problematici?

Quando ostacolano la nostra e serenità ed il nostro benessere. Questo tipicamente avviene quando:

-sono molto frequenti e portano a rimuginare, non lasciando, spesso, spazio ad altri pensieri o attività

-vengono vissuti con angoscia, ansia, preoccupazione che sono eccessive

-bloccano, a livello cognitivo e/o comportamentale. Per esempio, c’è chi a causa dei non riesce a riflettere lucidamente, a fare delle scelte, a studiare, a lavorare, a fare sport, a godersi la vita, a dedicare tempo ed attenzioni alla famiglia o agli amici. Nei casi estremi, c’è anche chi, a causa dei pensieri negativi, fa fatica ad alzarsi dal letto o a fare le cose quotidiane di base.

Facciamo un esempio

Per quella che è la mia esperienza professionale, tra i pensieri negativi più diffusi c’è quello che qualcosa andrà male. Per andare più nello specifico pensiamo ad una persona che pensa che un’opportunità lavorativa (come un colloquio di lavoro, un concorso, la richiesta di una promozione, un progetto lanciato sul mercato o una proposta fatta ai collaboratori o ai capi) potrebbe andare male. Questo pensiero diventa problematico solo se porta la persona a sperimentare ansia, angoscia o altre emozioni negative intense, se diventa un pensiero fisso e ossessivo, se porta la persona ad essere focalizzata solo su quello e se la porta a rinunciare a prescindere all’opportunità partendo dal presupposto che tanto andrà male.

Quindi evita di concentrarti sul tentativo di eliminare i pensieri negativi. Focalizzati, piuttosto sul come fare per gestirli al meglio. Puoi iniziare partendo da qui GESTIRE I PENSIERI NEGATIVI

Dott.ssa Erica Tinelli

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